Nel gennaio 1985 il settore nord-occidentale dell’area milanese fu interessato da un evento nevoso eccezionale per intensità, durata e persistenza al suolo. L’episodio non fu determinato da un singolo fronte perturbato, ma dal concatenarsi ordinato di processi atmosferici su scala sinottica, con una preparazione termica profonda dei bassi strati.
Nei giorni precedenti l’inizio delle precipitazioni si instaurò un afflusso continuo di aria continentale molto fredda da est e nord-est, sostenuto da un campo anticiclonico esteso sull’Europa settentrionale. Le temperature minime al suolo nel settore nord-ovest milanese rimasero stabilmente inferiori a 0 gradi per più giorni consecutivi. Il raffreddamento progressivo del terreno portò alla formazione di un cuscino freddo profondo nei bassi strati, associato a debole ventilazione e marcata inversione termica.
Lo zero termico si posizionò a quote eccezionalmente basse per un’area di pianura, garantendo una colonna atmosferica completamente compatibile con la fase solida delle precipitazioni. Questa condizione consentì alla neve di cadere direttamente fino al piano fin dall’inizio dell’evento, senza transizioni iniziali di pioggia o neve bagnata.
Successivamente si attivò una depressione in area ligure, che fornì l’apporto di umidità necessario allo sviluppo delle precipitazioni. Il minimo ligure ebbe esclusivamente il ruolo di motore precipitativo, mentre il raffreddamento della massa d’aria era già avvenuto nei giorni precedenti per effetto dell’irruzione continentale.
Nel settore nord-occidentale dell’area milanese le precipitazioni nevose risultarono continue e persistenti per più giorni. La neve attecchì immediatamente su un suolo già completamente gelato. L’accumulo complessivo dell’evento raggiunse valori prossimi agli 80 centimetri come picchi locali nelle zone più esposte del quadrante nord-ovest, con variabilità legata all’intensità delle bande precipitanti e alle caratteristiche micro-orografiche urbane.
La persistenza del manto nevoso al suolo fu garantita dal mantenimento di temperature prossime o inferiori allo zero anche dopo la fine delle precipitazioni. Il terreno, già fortemente raffreddato prima dell’evento, impedì una fusione rapida del manto, consentendo alla neve di permanere per diversi giorni.
Dal punto di vista fisico, l’evento fu reso possibile dalla presenza simultanea e prolungata di tre condizioni necessarie: aria continentale molto fredda persistente nei bassi strati, zero termico eccezionalmente basso e apporto di umidità organizzato da una depressione ligure. L’assenza anche di uno solo di questi elementi avrebbe impedito il verificarsi di un evento nevoso di tale intensità in piena pianura.
Nel contesto climatico attuale, la contemporanea ricorrenza stabile di queste condizioni risulta estremamente rara. La ridotta persistenza del cuscino freddo al suolo e la maggiore frequenza di rimescolamento atmosferico costituiscono oggi i principali fattori limitanti per il ripetersi di un evento analogo nel settore nord-occidentale dell’area milanese. Nel periodo attuale, fine novembre 2025, la Lombardia presenta infatti un quadro completamente diverso rispetto alle configurazioni del gennaio 1985. Le nevicate risultano confinate esclusivamente ai settori montani, mentre la pianura padana rimane del tutto esclusa da eventuali fenomeni nevosi.
Nel corso degli ultimi eventi le precipitazioni nevose hanno interessato il settore delle Alpi Retiche, in particolare l’alta Valtellina, il comparto orobico con la Val Brembana e l’alta Val Seriana, l’alta Valcamonica, mentre nel settore prealpino la neve ha coinvolto solo le cime più elevate. Le quote della neve si sono mantenute elevate per tutta la durata degli eventi, con valori iniziali compresi tra 1400 e 1600 metri, brevi abbassamenti temporanei fino a 1200–1300 metri e accumuli significativi solo al di sopra dei 1600–1800 metri. Gli accumuli osservati risultano coerenti con una normale nevicata autunnale in ambiente alpino, con 15–35 centimetri sopra i 1800–2000 metri e semplici spolverate tra 1300 e 1600 metri.
In Pianura Padana, compresa l’area metropolitana di Milano e i settori di Bergamo, Brescia e Pavia, non si sono verificate precipitazioni nevose. Le precipitazioni sono avvenute esclusivamente in forma di pioggia, con temperature positive nei bassi strati e condizioni di elevata umidità.
Dal punto di vista fisico, l’assenza totale di neve in pianura è spiegata dalla mancanza di un cuscino freddo persistente nei bassi strati. Le temperature al suolo non hanno mai raggiunto valori stabilmente negativi e lo zero termico si è mantenuto a quote troppo elevate per consentire la transizione solida delle precipitazioni. Le perturbazioni attive hanno avuto caratteristiche tipicamente autunnali, con masse d’aria temperate e continuo rimescolamento verticale.
Mentre nel 1985 la pianura lombarda era protetta da una colonna d’aria completamente sottozero, nel novembre 2025 la struttura termica dell’atmosfera risulta incompatibile con qualsiasi episodio nevoso a bassa quota. Le allerte meteorologiche non devono essere interpretate in chiave puntuale o sotto casa, ma come segnalazioni di rischio su scala territoriale. Un’allerta non garantisce un evento su ogni singolo comune, ma indica una probabilità fisicamente fondata di condizioni critiche in un’area vasta. La mancata corrispondenza locale non invalida l’allerta, così come la sua sottovalutazione espone a rischi sistemici.